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incesto

la storia di laura


di HELLINHEAD
26.11.2010    |    33.730    |    0 6.9
"Ci saremmo visti fuori all’acquario un’ora e mezza più tardi..."
Ormai Laura non era più una bambina, aveva da poco compiuto 18 anni era ormai maggiorenne avviandosi a diventare una donna matura. La bambina minuta e timida stava sbocciando lasciando il posto ad una ragazza che diventava sempre più carina ogni giorno che passava. Aveva lunghi capelli neri lisci che portava sciolti e fluenti intorno alle sue spalle e una pelle liscia e vellutata, come di pesca appena matura. I suoi seni appena accennati attraverso la camicetta di cotone bianca sembravano succose ed invitanti mele, che chiedevano solo di essere raccolte. La sua bocca era lo spettacolo più bello che mi sia mai capitato di vedere. Le labbra sembravano due delicate fragoline rosse ed ogni volta che le guardavo sentivo una strana sensazione dentro di me, avrei voluto afferrarla per i morbidi capelli e baciarla teneramente. Sentire le nostre lingue unirsi in un abbraccio senza fine, di quelli che potresti anche credere di essere già morto e in paradiso. Aveva delle gambe lunghe e sottili, evidenziate dalla gonna nera affusolata che le arrivava a mezza coscia. Gambe morbide senza un filo di grasso che avrei voluto abbracciare e baciare salendo dolcemente lungo il suo inguine, fino al suo segreto più nascosto e che io potevo soltanto immaginare nella mia mente. Il suo ciuffetto, le piccole labbra tenere da allargare e baciare, per sentirla ansimare dal piacere, per vedere sulla sua faccia la smorfia di piacere, per sentire il suo clitoride gonfiarsi di desiderio nella mia bocca. Fino a venire, a godere per nutrirmi dei suoi caldi umori.
Magari avessi avuto ancora la sua età, purtroppo avevo già superato la trentina e forse la differenza di anni tra di noi era già insormontabile, almeno per un po’. Finché non fossero passati almeno un paio di anni e fosse diventata una donna adulta.
La conobbi casualmente su internet. Facevo parte di una associazione di volontariato che aiutava, o almeno cercava di aiutare, i cani randagi presenti nelle nostre zone. Quell’anno diverse cagne avevano partorito, così stavamo disperatamente cercando una casa per i tanti cuccioli, che altrimenti sarebbero stati destinati ad una bruttissima vita fatta di stenti, in mezzo a strade pericolose e gente ignorante che non rispetta gli umani figuriamoci gli animali.
Mettemmo diversi avvisi tra la provincia di Napoli e Caserta.
La prima volta mi aveva contattato dicendo che aveva visto uno dei nostri annunci per strada e che, avendo una casa con un giardino bello grande, era riuscita a convincere i suoi genitori ad adottarne uno.
Presi appuntamento con lei per il sabato successivo, le spiegai come arrivare al mio paese così sarebbe potuta venire per scegliere il cucciolo che più le piaceva.
All’appuntamento eravamo presenti io ed Ornella,
presidentessa dell’associazione, lei venne accompagnata dal padre. Scelse un cagnolino un po’ particolare, aveva infatti due occhi di colore differente, uno azzurro e l’altro marrone. Le diedi il mio numero di cellulare e msn nel caso avesse avuto bisogno di aiuto o suggerimenti.
Entrammo subito in sintonia, era molto simpatica e nonostante la giovane età anche alquanto matura nei suoi discorsi. Mi piaceva molto discutere con lei, parlavamo liberamente di tutto persino degli aspetti di vita sessuale. Mi raccontò che non aveva ancora un ragazzo, anche se c’era chi le facesse il filo. E che era al momento vergine, in attesa dell’ ”ELETTO”. Colui che l’avrebbe amata per ciò che era e non i soliti ragazzi con cui usciva che le chiedevano di dargliela dopo solo dieci minuti.
Diventai una specie di confessore per lei, a cui svelava i segreti più nascosti della sua anima e del suo corpo. Mi raccontò che da un po’ di tempo si sentiva un po’ strana, il suo corpo le trasmetteva delle sensazioni che non aveva avuto fino ad allora. Sentiva una smania e desiderio di stare con gli altri ragazzi, e sembrava fosse diventata più sensibile al contatto fisico. Una volta entrati più in intimità entrò in dettagli che mai mi sarei aspettato da una ragazza così giovane.
Ammise che delle volte si sentiva così eccitata da non resistere più e doversi toccare nell’intimità della sua camera da letto. Era stata la sua stessa madre a iniziarla alla vita sessuale. Mi raccontò del suo rapporto con lei che era più simile a quello con una grande amica che a quello che esiste tra una madre e sua figlia. Era una donna esuberante e schietta che amava molto suo marito con una vita sessuale molto attiva spinta da un irrefrenabile pulsione sessuale.
Aveva mostrato a Laura direttamente come poteva provare piacere con le proprie parti intime, e forse era stata una fortuna per lei visto che così avevano scoperto che il suo clitoride era ancora racchiuso da un piccolo lembo di pelle per cui avrebbe avuto problemi a godere in un rapporto sessuale. Il problema venne poi risolto con un piccolo intervento di incisione, ed adesso era più che normale, anzi forse la stimolazione manuale era anche migliore di quella delle altre donne.
Un giorno su msn mi disse che voleva parlarmi di una cosa molto personale ma che dovevo giurarle che non ne avrei fatto parola con nessuno, neanche il più intimo amico o la mia ragazza.
“Certo, non preoccuparti puoi dirmi ciò che vuoi. Io mantengo un segreto” le dissi, e lei si fidava di me. Mi raccontava che da un paio di settimane i suoi le sembravano alquanto strani, che iniziavano ad avere degli atteggiamenti un po’ “libertini” con lei presente. Come farsi trovare nudi in piscina nella casa al mare a pomiciare senza preoccuparsi di farsi sentire da lei nella sua stanza.
“La cosa sta degenerando e non so che fare. Credi che dovrei parlarle?”
“In verità ti confesso che le cose che dici mi turbano un poco. Non saprei perché si comportano così, forse si sono accorti che sei una donna fatta e quindi, non ti scandalizzerai se li vedi amoreggiare. Oppure stanno cercando di convincerti a cedere finalmente la tua verginità facendo sesso con un ragazzo.”
Potrebbe esserci un’altra ipotesi, ma sarebbe troppo assurda e non credo minimamente possibile solo pensare ad una cosa del genere.
Laura sembrava un po’ tranquillizzata dal nostro incontro, ci lasciammo promettendomi che in caso di novità mi avrebbe avvertito.
Passarono 3-4 giorni, quando una mattina mi arrivò un suo messaggio di posta.
“Devo parlarti, ci sono novità. Questa sera dopo le cinque, OK?”
La sera mi collegai verso l’ora concordata, stavolta attivai la webcam così che potesse vedermi. Lei era già lì in mia attesa. Aveva l’aria preoccupata e un po’ imbarazzata. Sembrava piuttosto stanca non alzava lo sguardo dalla tastiera.
“Tutto bene Laura ? Non ti vedo in grande forma. Che è successo?”
“Ho paura Vin. Ho paura che mi giudicherai una persona spregevole e malata. Ho fatto una cosa bruttissima, meriterei di essere mandata in manicomio.”
“Laura, stai calma. Non preoccuparti parlami liberamente e sfogati pure. Io giuro che non ti giudicherò male. Tu sei una persona splendida e sei mia amica.”
Iniziò a parlare tra le lacrime che le rigavano il bellissimo volto.
“Due sere fa mi sono svegliata alle due di notte per andare in bagno che è dall’altra parte del corridoio. In mezzo c’è il piccolo salottino con un televisore dove a volte mamma e papà passano il tempo guardando qualche DVD, che papà porta dopo il lavoro.”
“Ebbene quella sera li ho visti che scopavano sul divano. Mia madre era sopra e lui sotto, sorpresa ho indietreggiato di qualche passo ma non mi sono accorta di un vaso e l’ho fatto cadere facendo un gran fracasso. Giurerei che mio padre ha girato la testa e mi ha guardata, ma non si sono fermati né hanno dato segni di fastidio per la mia presenza.”
Iniziò a piangere “Ti rendi conto? Credi che lo abbiano fatto di proposito? Volevano che io li scoprissi?”
“Stai calma Laura, non è detto che sia stata una cosa premeditata. Magari hanno visto qualche filmino alla TV e colti dalla passione non hanno pensato che a quell’ora tu potessi passare di la, e non si sono fermati per l’imbarazzo di doverti spiegare cosa stavano facendo.”
“Sì, deve essere così comunque stasera, quando mamma torna a casa dal lavoro, ho intenzione di chiederle spiegazioni. La cosa mi sta facendo ammattire. Ti confesso che mi sono eccitata ieri quando li ho visti. Tu mi giudichi una pervertita?”
“Laura io non ho mai detto che tu sia una pervertita, hai l’età un cui le prime fantasie sessuali iniziano a farsi spazio nella tua testa. E’ normale perché sei un vulcano di ormoni, sei fragile e molto sensibile. Tu stai tranquilla e non pensarci. Se hai ancora bisogno di parlarmi chiamami per cellulare, anche di notte io ci sarò. Ma per favore tu resta calma.”
Laura mi guardò con i suoi grandi e bellissimi occhi, si asciugò una lacrima che stava per scenderle sulla guancia e abbozzò un sorriso. “Grazie Vin. Sei molto dolce, hai sempre una parola gentile e riesci anche a farmi sorridere quando sono giù. Sei un vero amico. Sì mi fido di te, e starò tranquilla.” Mi ringraziò ancora una volta, poi ci lasciammo e andai a cenare.
Quella notte non dormì tranquillamente, nella mia mente aleggiava un pensiero, un fantasma che si faceva più minaccioso ogni minuto che passava, maligno e terribile, in cuor mio speravo veramente di sbagliarmi.
Mi ricontattò due giorni dopo dicendomi che c’erano delle novità e che voleva parlarmi, preoccupato la chiamai per telefono. Mi rispose subito, la sua voce tremava ed era incerta sulle parole da dirmi. Le chiesi se le andasse di vedermi di persona direttamente sul lungomare, questione di un’ora al massimo. Inizialmente rifiutò ma poi sotto la mia pressione accettò. Ci saremmo visti fuori all’acquario un’ora e mezza più tardi. Telefonai a lavoro avvisandoli che non sarei andato inventando una scusa, presi le chiavi della macchina e corsi giù. Per strada mille dubbi mi attanagliavano la mente, il “fantasma” forse non era solo frutto della mia fantasia ed era arrivato a ghermirla? Spinsi al limite l’acceleratore rischiando anche di farmi del male, ma non riuscivo a rallentare, avevo troppa fretta e preoccupazione di arrivare da lei.
Parcheggiai fuori alla villa comunale, in mezzo alle altre macchine in sosta vietata, ma comunque sapevo che difficilmente a quell’ora ci sarebbero stati i vigili a controllare. Lei arrivò in perfetto orario, aveva una faccia ancora più stanca come se non avesse dormito stanotte ed incerta nei movimenti. Ci sedemmo sul parapetto del lungomare l’uno di fronte all’altra in modo da guardarci negli occhi. Nonostante l’aspetto era sempre bellissima e il cuore mi batteva forte in petto.
“Laura, raccontami quello che è successo. Parla liberamente, qualunque cosa sia sfogati pure. Io sono qui per te” lei scoppiò a piangere abbracciandomi in preda alle lacrime. Io la strinsi forte, sentivo l’odore delle lacrime mischiarsi col profumo dei capelli, rischiavo di piangere anche io ma trattenni il mio turbamento interiore e le asciugai le lacrime col un fazzoletto di carta.”
“E’ terribile quello che ho fatto, non ci riesco ho paura che mi giudicherai male. Ed io non voglio, sono una ragazza mentalmente incasinata, ho paura.
“Laura ti ho già detto che non ti devi preoccupare, io non ti giudicherò male. Sono tuo amico e gli amici non si abbandonano nel momento del bisogno. E tu hai bisogno di sfogarti. Dai, non fare così fai stare male anche me.”
Lei mi diede una carezza quasi impercettibile e si ricompose, per quello che potette fare. Iniziò a parlare. Stamattina ho parlato con mia madre di ieri notte, le ho chiesto se lo avevano fatto a posta. Lei mi ha risposto che si sono accorti di me ma hanno preferito continuare. Proprio come hai detto.
Poi mamma mi ha guardato negli occhi, aveva uno strano sguardo come di bramosia e mi ha detto.”
m.“Brava, ora prendi il vibra che ti faccio vedere come si fa”
Mi diressi in camera mia per prendere il vibratore nascosto nel cassetto della biancheria intima. La situazione iniziava a scaldarsi, sentivo le mie guance rosse.
Tornata in camera di mia madre la trovai nuda sopra le lenzuola che si sta toccando.
Mi invita a prendere il telecomando e mettere in funzione il lettore DVD, ubbidisco e mi sdraio di nuovo accanto a lei, intanto i titoli del film scorrono velocemente mandati avanti da lei col telecomando, le prime immagini sono di due donne una giovanissima e una più anziana, le due sono su un divano e prendono a baciarsi, infine si spogliano e fanno sesso con vari oggetti.
Io ero in una situazione di incapacità, ero eccitata ma anche timorosa, quando sento mamma slacciarmi il reggiseno.
m. “Amore non hai neanche necessità di questo”, intanto la sua mano scende allo slip che sento togliermi, ora ho lei di fianco che guarda il film mentre con il vibratore prende a toccare il suo clitoride. Iniziano i suoi lamenti, arriva al primo orgasmo in pochi secondi, poi il secondo e il terzo, sempre raggiunti in pochissimo tempo.
Istintivamente mi tocco e mi accorgo di essere bagnata, proprio mentre mia madre prende a leccare il mio piccolo seno.”
“Ora lei è tutta presa ad accarezzare il mio corpo, sento la sua mano carezzarmi il pube, stringerlo dentro il palmo, allentare e stringere di nuovo. Ecco che un dito esplora il mio sesso e mi rendo conto essere in un vero lago di umori, lei continua sfiorandomi anche l'ano inumidendolo con la sua saliva.”
Ho il piacere che mi inebria, mi intontisce, non penso più che lei è mia madre, ho le cervella paralizzate intente solo al piacere, mi trovo la sua testa tra le mie cosce e la sua lingua che come un serpente a sonagli mi esplora il sesso, la sento succhiare i miei umori, respirare in modo affannato, intanto il vibra è ancora dentro la sua vagina e lei lo manovra con una mano, mentre con l'altra cerca di allontanare i miei tanti peli in modo da leccarmi meglio, ho un primo orgasmo assurdo, il mio corpo prende a sobbalzare sul letto mentre le stringo e le spingo la testa verso il mio sesso, ho desiderio che il piacere non finisca mai. Ecco che lei sfila da dentro di se il vibra e lo sospinge pian pianino nel mio ano, lo sento entrarmi dentro senza alcun dolore tanto il piacere lo ha dilatato (lei mi ha detto questo), poco dopo ho ancora un orgasmo, poi ancora un altro.
Ormai ho dimenticato che sia mia madre e le sfioro le labbra con la lingua, un lungo bacio ci attanaglia lasciandoci senza respiro, siamo due amanti in calore prese in un vortice di lussuria.
“Ti amo” mormora lei, “ti amo come figlia, come amica e come amante”, rispondo che lei è bellissima e che sono fortunata ad averla come mamma, tento di scendere con la lingua verso il suo sesso quando sentiamo rumori alla porta d'ingresso e siamo obbligate a interrompere i nostri giochi.”
Si bloccò riprendendo a piangere chiedendomi scusa.
Ero sconvolto, non riuscivo a dire una parola. Purtroppo alla fine il fantasma che tanto avevo temuto e sperato fosse una mia immaginazione si era materializzato in tutta la sua drammaticità, un fantasma di nome INCESTO.
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